giovedì 13 ottobre 2011

Appello ai consiglieri regionali

Le sottoscritte associazioni chiedono ai consiglieri regionale delle Marche di non approvare la proposta di legge n. 90/11 “Norme in materia di gestione dei corsi d'acqua” perché i tre articoli di questa legge avente come “fine di assicurare la realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria ed ordinaria necessarie per la prevenzione e la messa in sicurezza della regione fluviale rispetto al rischio idrogeologico e agli squilibri fisico-ambientali”, permettendo di prelevare la preziosa ghiaia avrà invece l'effetto opposto, come ormai l'esperienza ed ogni trattato di ingegneria idraulica ci conferma.

Nel corso degli anni si è andati ad occupare aree che erano destinate all'espansione naturale del fiume e spesso gli interventi fatti sotto il principio della difesa idraulica e di una maggiore sicurezza del territorio hanno aumentato il rischio idrogeologico nel nostro Paese. Alla luce dell'esperienza fatta abbiamo il dovere di un'inversione di tendenza rispetto all'approccio classico di sistemazione idraulica dei corsi d'acqua andando ad una corretta gestione del territorio.

Il problema posto dalla necessità di interventi e la scarsità delle risorse finanziarie disponibili non può essere superato attraverso “la valorizzazione del materiale litoide” perché questa operazione porterà più costi ambientali ed economici che benefici:

  1. L'incisione dell'alveo prodotto dall'estrazione innesca una erosione delle sponde e migrazione longitudinale e laterale in tratti precedentemente stabili, con conseguente aumento dell'instabilità.

  2. L'incisione dell'alveo prodotto dall'estrazione è accompagnata da un abbassamento del pelo libero dell'acqua fluviale ed ha come risultato la destabilizzazione delle pile dei ponti o altre strutture su piloni, mentre condotte o altre strutture sepolte sotto il fondo possono essere esposte o danneggiate.

  3. L'incisione dell'alveo prodotto dall'estrazione è accompagnata da un abbassamento del pelo libero dell'acqua fluviale e delle falde ad essa idrogeologicamente connesse. L'approfondimento dell'alveo ed il suo “effetto canalizzante” riduce la ricarica naturale delle falde ed aumenta le difficoltà di approvvigionamento idrico.

  4. L'incisione dell'alveo prodotto dall'estrazione è accompagnata da un abbassamento del pelo libero dell'acqua fluviale e delle falde ad essa idrogeologicamente connesse nelle zone costiere favorisce l'ingresso del cuneo salino.

  5. Il deficit di sedimenti trasportati al mare prodotto dall'estrazione avrà effetti sull'equilibrio delle coste, innescando o accentuando l'arretramento delle spiagge, con la conseguenza di maggiori interventi per la loro salvaguardia e con aumento dei relativi costi d'intervento.

  6. L'effetto complessivo dell'escavazione e generalmente quello di un aggravio della pericolosità idraulica a valle dell'intervento, per l'arrivo di portate di piena. In pratica si trasferisce il problema a valle. Per l'effetto della canalizzazione e la riduzione di scabrezza si verifica un'accelerazione della corrente che accentua il picco di piena a valle.

Per concludere la diffusa opinione che l'estrazione di inerti sia positiva ai fini idraulici “se scavo l'alveo diventa più profondo; quindi ci passa più acqua e aumenta l'efficienza idraulica” può avere un effetto immediato positivo in loco ma crea molti altri problemi, spesso sottovalutati perché si manifestano in tempi lunghi.

Certi che Lei presterà la massima attenzione alle problematiche da noi sollevate , chiediamo una riapertura della discussione per una norma che sappia meglio cogliere gli obiettivi “di prevenzione e la messa in sicurezza della regione fluviale al rischio idrogeologico e agli squilibri fisico-ambientali” e raggiungere il “buono stato” ambientale dei corsi d'acqua così come ci viene richiesto dall'Unione Europea.

La valutazione integrata del “buono stato” ambientale, che deve essere raggiunta entro il 2015, tiene conto degli aspetti idrologici e di quelli morfologici tra i quali la vegetazione ripariale: per la sua funzione fondamentale nel controllo dell'erosione delle sponde, nella funzione di filtro e depurazione delle acque e, non ultimo, di sito di nidificazione di specie rare e minacciate di Ardeidi inseriti nell'allegato I della Direttiva 79/409 della Unione Europea, come la Nitticora e la Garzetta, che costituiscono garzaie di grande importanza conservazionistica.

Distinti saluti.

I firmatari: Associazione Naturalistica Argonauta, Italia Nostra Marche, La Lupus in Fabula – Pesaro, Legambiente, Marche, Pro Natura Marche e WWF Marche

lunedì 10 ottobre 2011

Escavazioni

perché scavando per aumentare la sezione di deflusso si rischia (quasi sempre) di far più danni che benefici

È piuttosto diffusa l’opinione che l’estrazione di inerti sia positiva ai fini idraulici: “se scavo nel fiume, l’alveo diventa più profondo e aumenta la sezione; quindi ci passa più acqua e aumenta l’”efficienza idraulica”.

Questa classica pratica idraulica (“aumentare la sezione, ridurre la scabrezza”) può avere un effetto immediato positivo in loco sul problema esondazioni perché aumenta la portata veicolabile dal tronco fluviale (una data portata transita con livelli idrici inferiori), ma crea molti altri problemi, spesso sottovalutati perché si manifestano in tempi lunghi:

  1. Incisione a monte e a valle.

Oltre all’abbassamento diretto del livello del fondo nel punto di estrazione, l’escavazione altera il profilo longitudinale, creando un aumento locale di pendenza che tende a migrare verso monte e verso valle.

  1. Instabilità dell’alveo.

L’incisione è spesso accompagnata da instabilità laterale e variazioni di larghezza, innescando erosione delle sponde e migrazione laterale in tratti precedentemente stabili.

  1. Instabilità di manufatti e infrastrutture.

Come risultato dell’abbassamento del fondo, le pile dei ponti o altre strutture su piloni o pali possono essere “scalzate” e destabilizzate mentre condotte o altre strutture sepolte sotto il fondo possono essere esposte o danneggiate.

  1. Erosione costiera.

Il deficit di sedimenti prodotto dalle estrazioni può avere effetti importanti anche sull’equilibrio delle coste, innescando o accentuando l’arretramento delle spiagge.

  1. Abbassamento della falda freatica.

L’incisione dell’alveo è accompagnata da un abbassamento del pelo libero dell’acqua fluviale e delle falde ad essa idrogeologicamente connesse. Tra le conseguenze, le difficoltà di approvvigionamento idrico, la scomparsa di aree umide e l’alterazione della vegetazione riparia (suolo più secco). Nelle zone costiere, l’abbassamento della falda può favorire l’ingressione del cuneo salino. Inoltre anche la riduzione della frequenza di esondazione -conseguente all’approfondimento dell’alveo e al suo “effetto canalizzazione”- riduce la ricarica naturale delle falde.

  1. Aumento del rischio idraulico a valle del tratto di estrazione.

L’effetto complessivo dell’escavazione, come già osservato, è generalmente quello di una riduzione della frequenza di esondazione, a causa soprattutto del significativo aumento dell’area della sezione; ciò comporta un aggravio della pericolosità idraulica a valle, per l’arrivo di portate di piena maggiori (in pratica si trasferisce il problema a valle). Generalmente, inoltre, per l’effetto canalizzazione e la riduzione di scabrezza (es. rimozione delle barre), si verifica un’accelerazione della corrente che può accentuare il picco di piena a valle.

da: “Le buone pratiche per gestire il territorio e ridurre il rischio idrogeologico” Legambiente – Protezione Civile Nazionale